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La guerra di Chip (& Chop)


10 Settembre 2022. In questo momento concitato per tante democrazie europee, di guerra, di crisi delle materie prime e inflazione galoppante, mi affascina vedere il modo in cui nuove guerre vengono combattute tra superpotenze.

Recentemente, il governo degli Stati Uniti ha vietato la vendita di chip per supercomputer a Russia e Cina provocando un danno diretto ad alcune aziende a stelle e strisce. Nvidia – che non venda in Russia ma ha una solida customer base in Cina con clienti come Alibaba, Tencent, Baidu, Didi e Lenovo – ha rivelato durante un deposito alla SEC che potrebbe perdere fino a $ 400 milioni nelle vendite del Q3 a causa della restrizione del governo degli Stati Uniti. I titoli AMD e Nvidia sono stati scossi dalla notizia: le azioni di AMD

sono scese del 5,1% e le azioni di Nvidia sono crollate del 10%, toccando il minimo di 52 settimane.

Washington teme che i chip possano essere usati per scopi militari da entrambi i paesi e teme in particolare gli sviluppi sul mondo Intelligenza Artificiale. Ma la risposta di Pechino non si è fatta attendere: il governo cinese ha chiesto a Washington di abrogare i suoi limiti alle esportazioni di tecnologia e avrebbe i mezzi per rispondere con la stessa moneta (ricorda un po’ la guerra sui dazi Trumpiana, no?).

Questa non è che l’ultimo episodio della serie. A luglio, il governo a stelle e strisce ha emanato il Chips Act, un maxi-programma da 52bn $ per promuovere la manifattura di Chip all’interno dei confini nazionali. Con un piccolo caveat: le aziende che decidono di beneficiare dei sussidi governativi a produzione e R&D devono astenersi dal creare fabbriche di chip tecnologicamente avanzati in alcuni paesi, tra cui la Cina. La

Cina, che ha investito decine di miliardi per creare una propria manifattura di chip avanzati con scarsi esiti fino ad oggi, si è opposta fermamente al programma indicando come queste pratiche discriminatorie siano contrarie al fair-trade della WTO. Ma proprio la Cina ha in qualche modo minacciato di invadere Taiwan essenzialmente per le sue fabbriche di chip.

Anche l’Europa sta promuovendo un proprio programma da 50bn $ per la produzione di chip avanzati sul territorio Europeo. Nel nostro caso, il caveat è che la Commissione Europea possa richiedere di prioritizzare specifiche tipologie di prodotti, un altro inequivocabile segnale di come l’indipendenza nella produzione di chip avanzati sia oramai una priorità economica e geopolitica.

E’ difficile dire quali possano essere le evoluzioni della situazione. Speriamo che rimanga “solo” la guerra di Chip e Chop.

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