La nascita e crescita della Supply Chain Finance
22 Novembre 2017. La crisi del 2008 ha portato grandi innovazioni – oltre che molta distruzione. Alcuni dei cambiamenti che hanno preso piede a seguito del financial meltdown sono le soluzioni di Supply Chain Finance.
Pensate, infatti, agli effetti che la crisi ha avuto sull’infrastruttura economico-finanziaria: diffidenza verso le banche, istituti di credito con sofferenze e crediti incagliati che rendevano difficile prestare denaro, crisi di liquidità e aumento dei termini di pagamento, numerosi fallimenti – a volte con effetto domino su intere filiere. Per molti istituti di credito, anche oggi, è molto più facile concedere mutui ai privati che prestiti alle imprese: se un proprietario di casa è insolvente, molte banche sanno come gestire le procedure di esproprio e vendita; se un’azienda è insolvente, chi si occupa di capire se e come qualcosa sia ancora recuperabile?
Dopo il 2008, le grandi aziende si sono spesso rivolte ai propri fornitori per risolvere i propri problemi di cassa. In una relazione che in molte catene del valore è sbilanciata a favore dei più grandi, tali aziende hanno rivisto in via peggiorativa i termini di pagamento ai propri fornitori, spesso di piccole e medie dimensioni.
Il fabbisogno di liquidità e di capitale circolante netto delle piccole e medie aziende è quindi aumentato, mentre l’offerta da parte degli istituti di credito si è ridotta considerevolmente, soprattutto per il comparto delle piccole e medie imprese. Un capitale circolante in peggioramento, stringenti requisiti patrimoniali a seguito dell’implementazione di Basilea II, un contesto di oggettivo maggiore rischio di fallimento, sono tutti fattori che hanno limitato i flussi da istituti finanziari alle PMI. Nei casi in cui il finanziamento ci sia stato, poi, tasso di interesse e garanzie richieste sono stati ai massimi storici.
In questo contesto di domanda insoddisfatta, sono nati e hanno prosperato i concetti alla base della supply chain finance.
In molti casi, l’adozione di soluzioni di SCF è stato frutto di un errore: all’aumentare delle necessità di capitale circolante, e dopo avere ottimizzato i livelli di produzione con tecniche quali il Just-in-time, la produzione modulare e il LEAN manufacturing, alcuni grossi gruppi hanno iniziato ad estendere i termini di pagamento ai propri fornitori. Questa misura, efficace nel breve periodo, ha alla lunga indebolito i fornitori, gli ha spesso impedito di fare investimenti e assumere il personale richiesto, è stata causa di un fallimento ogni 4 negli anni successivi al 2008. L’indebolimento della catena del valore ha poi creato un effetto boomerang, costringendo molti grossi gruppi a pagare alti switching costs per sostituire i fornitori in default. Molti di questi grossi gruppi hanno così capito che la forza di un’industria risiede nella tenuta e nella salute della sua catena del valore, non semplicemente nel proprio bilancio.
Le soluzioni di SCF si classificano in diversi modi. Per esempio, in base alle poste di bilancio sulle quali insistono: capitale circolante netto, capex o equity. Un esempio di impatto sui capex può essere l’acquisto di macchinari dati in comodato d’uso ad un proprio fornitore che non avrebbe avuto le risorse finanziarie per ammodernare il proprio parco macchine. Lo stesso concetto, portato ancora più all’estremo (e chiaramente per una piccola parte dei fornitori), può dare origine – ad esempio – ad investimenti di minoranza nell’equity dei propri fornitori maggiormente strategici.
Le soluzioni con impatto sul capitale circolante, tuttavia, sono quelle che hanno visto il maggiore sviluppo. Il principio di base su cui si fondano è che i grossi player nella catena del valore possano beneficiare di migliori condizioni di accesso al credito e trasferire in tutto o in parte questo beneficio ai propri fornitori. Liberare capitale circolante significa dare ai propri fornitori la possibilità di fare investimenti, assumere nuove persone e, in generale, liberare risorse finanziarie che altrimenti sarebbero intrappolate nel processo trasformativo ed economico. Si stima che solo in Italia, il valore dei crediti verso fornitori sia circa 560 miliardi di Euro. Liberare anche solo parte di queste risorse, costituisce un’opportunità di crescita enorme per il nostro Paese!